ALTICA DEL CAVOLO - Comune di Nonantola

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CONOCERE MEGLIO L'ALTICA DEL CAVOLO

 

L'Altica del cavolo (Phyllotreta nemorum) è un piccolo coleottero (circa 5 mm di lunghezza) diffuso in un vasto areale compreso tra Europa, Nord Africa e in Oriente fino alle regioni del Caucaso.
Il suo nome deriva dai termini greci φύλλον [phýllon], ossia foglia, e τρητός [trëtós], ossia forato, per la caratteristica erosione che produce sulle foglie delle piante.
È di colore nero con due bande gialle leggermente ondulate, che corrono lungo le sue elitre.
Femori e tarsi sono di colore nero, mentre le tibie hanno un colorito rosso. L’adulto ha il corpo ovale lungo dai 2,5 ai 3,5 mm.

Sverna allo stadio adulto nel terreno, agli inizi aprile gli adulti si portano sulle foglie di Crucifere selvatiche (come Senape dei prati, Reseda e Veronica beccabunga), dove iniziano la loro attività trofica.
Con il procedere dello sviluppo vegetativo si diffonde nei campi limitrofi, nutrendosi delle parti aeree di crucifereo coltivate (come Cavolo, Senape e Colza).
È particolarmente attiva con tempo caldo e secco, mentre quando fa freddo o piove rimane nascosta fra le foglie.
Verso la fine di maggio si accoppia e in seguito le femmine depongono le uova sulla pagina inferiore e nell’ascella delle foglie.
In una decina di giorni nascono le larve biancastre, che misurano circa 4-5 mm e che iniziano l'attività trofica creando mine nelle foglie e negli stelli delle piante ospiti.
Dopo circa quattro settimane le larve si impupano nel terreno. A fine luglio nascono i coleotteri della nuova generazione che si nutriranno, a loro volta, delle parti aeree delle crocifere, e che in autunno andranno in letargo.
L’insetto, alle nostre latitudini, compiere quindi una sola generazione all'anno.

Il danno è determinato sia dagli stadi adulti che da quelli larvali; si manifesta sull'apparato aereo, specialmente sulle giovani foglie.
Gli adulti, con il loro robusto apparato masticatore, compiono delle erosioni tondeggianti, sull'epidermide superiore delle foglie.
Le altiche possono diffondere Alternaria brassicae, responsabile del marciume nero delle brassicacee. Le spore del fungo si situano sulla superficie del corpo oppure vengono trasmesse attraverso la digestione.
Le piante infestate sviluppano inizialmente una colorazione gialla lungo le venature delle foglie che successivamente diventano delle macchie giallo chiare che si uniscono.
L'infezione può causare disturbi di crescita nelle giovani piante, mentre non causa alcun danno evidente in quelle più sviluppate .

Gli accorgimenti agronomici ed ecologici per diminuire le popolazioni di questi insetti devono essere di natura ovviamente preventiva e vanno decisi prima dell’impianto riorganizzando l’intero ordinamento produttivo.
In molti testi si legge che il rimedio è quello di eliminare le piante spontanee ai margini delle coltivazioni di Bietola.
Questo modo di operare è errato in quanto si aumenta ancora di più la specializzazione delle coltivazioni, a decremento degli insetti utili.
L’uso di concimi chimici, soprattutto i nitrati, aumentano l’appetibilità delle piante (che sviluppano organi più teneri).
Anche l’intervento con geodisinfettanti ed insetticidi, peggiora la situazione, andando ad alterare ancor di più il delicato equilibrio ecologico.
Gli accorgimenti agronomici devono invece andare nella direzione di un modello di produzione ove l’aumento della biodiversità contemporanea delle coltivazioni e la diminuzione degli apporti di fertilizzanti di sintesi,
riequilibrino un sistema esasperato, di cui l’insetto in questione è l’effetto e non la causa.

Alcune pratiche ulili possono essere:
-   l'utilizzo di pacciamatura naturale, anche con teli di juta, limita la possibilità dell’insetto di emergere dal terreno e quindi raggiungere le piante;
-   l'aspersione di zeolite micronizzata in polvere, che deve essere distribuita sul fogliame tramite miscelazione e irrorazione con acqua.
    Questo minerale esercita una azione abrasiva nei confronti dell’apparato masticatore del fitofago ed agisce dunque da deterrente.
    La copertura del vegetale deve essere garantita durante tutto il periodo critico ripetendo i trattamenti ogni 7-12 giorni circa e, soprattutto, dopo le piogge dilavanti.
    Alla zeolite può essere aggiunta estratto di corteccia di Quassia (Quassia amara). I principio amaro (quassina) che questa pianta contiene rendono il fogliame inappetibile ai vari parassiti.
    I trattamenti effettuati sulle colture con la Quassia devono essere sospesi almeno 15 giorni prima della raccolta poiché il sapore del prodotto potrebbe risultare amaro.

Se i metodi naturali non sono sufficienti per controllare le infestazioni di pulci di terra, potrebbe essere necessario ricorrere a trattamenti chimici.
Si colsiglia l'utilizzo di prodotti a base di piretro, che si dimostrano efficaci, rapidamente biodegradabili e hanno un basso impatto sull'ambiente.
Sono da evitarsi i prodotti sistemici, che, agendo sul sistema nervoso degli insetti, risultano altamente tossici anche per api e coccinelle, ed altri impollinaori (come bombi e farfalle).

Nella nota allegata è possibile reperire utili informazioni su come prevenire le infestazioni di Altica della bietola senza danneggiare api e insetti utili, favorendo l'attività predatoria degli antagonisti naturali.
Ulteriore materiale divulgativo sulla Altica del cavolo è reperibile al seguente LINK.

 

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