TINGIDE - Comune di Nonantola

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INTERVENTI PER IL CONTROLLO DELLA TINGIDE DEL PLATANO

 

La Tingide del platano (Corythucha ciliata) è un insetto originario degli Stati Uniti orientali e del Canada, che è stato rinvenuto per la prima volta in Italia nel 1964 ed è ormai diffuso in buona parte d’Europa.
Di piccole dimensioni (circa 4 mm. di lunghezza), è particolarmente diffuso e aggressivo nelle zone ricche di platani, ma si può trovare anche su Frassino, Tiglio, Broussonetia, ecc.
L’adulto ha una forma molto particolare con ali tipicamente reticolate, appiattite sul corpo, trasparenti e molto espanse.
Questo piccolo parassita è dotato di un apparato boccale pungente succhiante e possiede scarsa mobilità, infatti gli esemplari adulti, pur essendo in grado di volare, di solito si spostano solo su brevi distanze.
La sua diffusione sul territorio è stata facilitata dall’azione dell’uomo, in particolare dal trasporto passivo che ne facilita la diffusione lungo le principali vie di comunicazione, e dall’abbondanza di piante ospiti ravvicinate.

Tutti gli stadi dell'insetto vivono sulle foglie (soprattutto sulla pagina inferiore), pungendole, succhiandone la linfa e provocando le caratteristiche depigmentazioni che danno alla foglia un aspetto argenteo.
Gli adulti (femmine fecondate) svernano riparati tra le screpolature della corteccia, nelle anfrattuosità di muri e nei manufatti.
Alla fine di aprile emergono posizionandosi sulle foglie più giovani e già alla fine di maggio possono esserci le prime ovodeposizioni.
Le forme giovanili sono grigio scure e senza ali e dopo un periodo di alimentazione e attraverso varie mute danno origine agli adulti.
Questi compaiono dalla fine di giugno e rappresentano gli adulti della prima generazione, seguono una nuova deposizione a luglio e una terza generazione a settembre.
In caso di bel tempo e di prolungata attività vegetativa della pianta possono protrarre la loro attività fino ad ottobre.

I danni sono provocati dall’attività nutrizionale dell’insetto a carico dell’apparato fogliare della pianta, che in caso di forte attacco può rallentare la propria attività vegetativa ed apparire sofferente.
Le foglie decolorate appaiono inizialmente chiare e traslucide solo nelle porzioni prossime alle nervature ma i sintomi si estendono poi a tutto il lembo.
Quelle attaccate più fortemente possono seccare e cadere prematuramente.
Le foglie sono inoltre imbrattate dagli escrementi che appaiono come piccoli puntini neri dall’aspetto bituminoso che ricoprono tutto il lembo.
Raramente questo parassita determina danni reali ad esemplari di platano adulto in buon stato vegetativo.

Negli ultimi anni sono aumentate anche le segnalazioni di invasione delle abitazioni e, seppure nel caso di soggetti sensibili il contatto dell’epidermide con questi insetti possa provocare irritazioni cutanee, la Tingide del Platano non rappresenta un rischio per la salute delle persone.

Il contenimento di questo parassita, laddove necessario, incontra non poche difficoltà.
Solitamente vengono utilizzati prodotti a base di piretro naturale cui può essere aggiunto olio minerale bianco per aumentarne l'efficacia.
L’intervento da terra infatti risulta difficilmente attuabile su piante di notevoli dimensioni.
Nelle aree urbane, il rispetto delle abitazioni, soprattutto nel periodo estivo quando le finestre permangono aperte anche durante la notte, impedisce di irrorare la chioma senza creare disagi alla popolazione.
Inoltre gli adulti si lasciano cadere al suolo se infastiditi dal getto irrorante vanificando l’intervento.

Valide alternative all'utilizzo di trettamenti fitoiatrici possono essere costituite da:

  • trattamenti endoterapici, tramite iniezioni controllate al tronco di apposite formulazioni, che entrando in circolo controllando in modo mirato le popolazioni di insetti;
  • impiego di nematodi entomopatogeni (piccoli vermi cilindrici non visibili a occhio nudo, ad esempio Steinernema feltiae), tramite una irrorazione diretta del tronco tra marzo e aprile per colpire gli individui svenanti.
    In caso di forti infestazioni l’intervento può essere ripetuto una seconda volta a maggio su tronco e foglie dei rami della parte bassa della pianta, eventualmente seguita da un’ultima applicazione tra fine luglio e metà agosto direttamente sulla chioma;
  • lotta integrata biologica, utilizzando insetti antagonisti.

Il Comune di Bologna sta sperimentando l'utilizzo delle larve di Crisopa (Chrysoperla carnea) un predatore molto comune di numerose specie di afidi.
L'adulto di Crisopa presenta un corpo di dimensioni medie, esile e delicato, con livrea verde chiaro uniforme; la testa dotata di piccoli occhi prominenti, ben distanziati e di colore bruno-rossastro; antenne filiformi e allungante, lunghe circa quanto il resto del corpo; un apparato boccale di tipo masticatore.
Il torace è leggermente più largo del capo e dell'addome; le zampe sono esili, le ali sono trasparenti e iridescenti, riccamente ramificate; in riposo sono ripiegate a tetto sull'addome.
L'apertura alare è di 2,5-3 cm. L'addome è cilindrico, nettamente più breve delle ali.
La larva è allungata e fusiforme, di colore grigio-bruno, provvista di tre zampe.
Il dorso è percorso da una sottilissima stria bruna e lateralmente da due serie di prominenze tubercolari.
Ben evidente è il forcipe, l'apparato boccale pungente-succhiante: le mandibole sono allungate, acuminate e arcuate verso l'interno.

Ulteriori informazioni sono consultabili al seguente LINK.
Cliccando QUI è possibile scaricare un breve prontuario dei criteri di intervento e degli indirizzi di difesa.

 

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