MAL DELL'ESCA - Comune di Nonantola

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INTERVENTI PER IL CONTROLLO DEL MAL DELL'ESCA

 

Il Mal dell’Esca, patologia diffusa in tutte le aree viticole del mondo che pregiudica il trasferimento dell’acqua e dei nutrienti alla parte aerea della pianta, deve considerarsi:

  • una malattia complessa, nel senso che diversi fattori interagenti e diversi microrganismi concorrono a determinarne la comparsa ;
  • un complesso di 5 diverse sindromi:
    • striature brune del legno, osservabili soprattutto nel portainnesto delle barbatelle;
    • malattia di Petri, a carico di giovani piante (2-7 anni);
    • esca giovane, malattia vascolare nella quale i vasi conduttori della pianta appaiono imbruniti e ripieni di sostanze gommose o di ife dei funghi;
    • carie bianca, il cui tessuto ha una consistenza spugnosa e friabile ed un colore chiaro-ocraceo;
    • esca propria, in cui si presenta l'associazione nella stessa pianta di esca giovane e carie bianca.

Le prime tre malattie del complesso esca sono causate da infezioni di Phaemoniella clamidospora e Phaeoacremonium aleophilum, due funghi che si diffondono e infettano le piante durante le piogge e con temperature miti.
I due miceti penetrano nei vasi conduttori della pianta colonizzandoli e causandone l’alterazione (andando incontro a necrosi), sia per loro effetto diretto che per reazione della pianta alla loro presenza.

La quarta malattia, carie bianca, ha un suo agente causale in un altro fungo Fomitiporia mediterranea, la cui infezione provoca solo sintomi interni e nessun sintomo esterno.

La quinta malattia, esca propria, è semplicemente la sovrapposizione dell'esca giovane e della carie bianca, quindi somma i due gruppi di sintomi.

Il decorso della malattia può essere lento (cronico) o rapido (apoplessia).
Nella forma cronica la pianta deperisce fino alla morte in un numero variabile di anni, durante questo periodo i sintomi possono avere un andamento altalenante.
Esteriormente possono essere colpite le foglie e i tralci: sulle foglie si creano delle decolorazioni internervali gialle (nei vitigni bianchi) o rosse (nei vitigni rossi), che progredendo confluiscono tra loro per interessare tutta la foglia.
Le zone nervali rimangono verdi creando un chiaro contrasto con quelle alterate. Le parti decolorate col tempo imbruniscono e disseccano ed il tutto è accompagnato dal disseccamento dei margini fogliari.
Questi sintomi compaiono dopo la fioritura e solo su alcuni tralci; a volte anche sugli acini compaiono delle alterazioni costituite da macchie bruno-violacee.
Il legno viene colpito e presenta delle venature brune, sottili, a volte confluenti, nelle vecchie viti si creano anche spaccature del fusto o delle grosse branche, da qui il nome di mal dello spacco.
Nel caso di apoplessia si assiste nel giro di pochi giorni al collasso della pianta, apparentemente sana, i cui tralci disseccano completamente e i grappoli arrestano la maturazione.

Gli interventi di difesa agronomica possono essere SOLO DI TIPO PREVENTIVO:

  • il materiale vivaistico deve essere sano;
  • impiantare salvaguardando l’integrità dell’apparato radicale;
  • potare la pianta adottando preferibilmente il metodo guyot-poussard,che opera con piccoli tagli e salvaguarda la linearità del flusso linfatico;
  • ritardare la potatura invernale, avvicinandosi il più possibile alla fase della ripresa vegetativa, poiché in questo caso si ha un risanamento più rapido delle ferite;
  • potare in giornate soleggiate per evitare la diffusione dei funghi;
  • disinfettare le ferite procurate da grandinate o forti gelate con appositi mastici con formulati a base di Trichoderma asperellum e Trichoderma gamsii;
  • rimuovere tempestivamente il materiale di risulta della potatura, soprattutto nei vigneti con conclamata presenza della malattia;
  • asportare tempestivamente dal vigneto le piante morte o irrimediabilmente colpite che possono costituire fonte di inoculo.

Si ricorda la necessità di una tempestiva disinfezione con prodotti rameici delle piante che hanno subito danni da gelo o da forti grandinate, formulati a base di rame e di nutrienti (macro e microelementi).
Se applicati in vegetazione e al bruno, potrebbero agire direttamente sui patogeni e/o indirettamente sulla pianta ospite, inducendo reazioni fisiologiche tali da favorire una sorta di maggiore resistenza allo sviluppo dei sintomi fogliari.

Quando la malattia invece si riscontra in campo, in vigneti di alcuni anni di età, in un numero di ceppi limitato, se non si vuole estirpare e reimpiantare una nuova barbatella, è possibile intervenire con TECNICHE DI RISANAMENTO:

  • ai primi sintomi si possono effettuare pratiche di dendrochirurgia, cioè praticare delle ripuliture profonde del legno marcio del tronco;
  • si può praticare un taglio sul fusto fino ad incontrare legno sano e procedere al rinnovo con un tralcio, che, preventivamente si è conservato nell’anno precedente, o con i ricacci della vite prodotti sotto il taglio.
  • si può praticare un taglio alla base e reinnestare su portinnesto sano.

Rimane valida la buona norma di contrassegnare in estate le piante sintomatiche in modo da potarle separatamente, anche se sembra meno accettata la teoria di trasmissibilità con attrezzi di lavoro.
In questa operazione occorre considerare malate anche le viti non sintomatiche nell’anno in corso ma che abbiano manifestato la malattia in annate precedenti.

Ulteriori informazioni sono consultabili sul sito del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena al seguente LINK.
Cliccando QUI è possibile consultare un'interessante pubblicazione curata dal centro di ricerca SafeCrop ed edita dall’ISTITUTO AGRARIO DI SAN MICHELE ALL’ADIGE.
Cliccando QUI è possibile consultare gli atti relativi al progetto MesVit Il Mal dell’Esca della Vite, coordinato dalla Sezione di Patologia Vegetale del Dipartimento di Biotecnologie Agrarie dell'Università degli Studi di Firenze.

 

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