FILLOSSERA DELLA QUERCIA - Comune di Nonantola

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CONTROLLIAMO LA FILLOSSERA DELLA QUERCIA SENZA DANNEGGIARE LE API

 

La Fillossera della Quercia (Phylloxera quercus) è un rincote di 1 mm circa di lunghezza di colore giallo-ocraceo e giallo­arancio; di forma ovale, con una parte del corpo più stretta ed appiattita nelle forme attere.
Le forme alate hanno il capo ed il torace bruno-nerastri, mentre l’addome è di colore giallastro-arancio; le ali sono trasparenti e più grandi del corpo.

Questo insetto sverna allo stadio di uovo, negli anfratti della scorza, oppure sotto le foglie delle specie a foglie persistenti come Leccio, Rovere, Farnia, Roverella e Quercia da sughero.
In ambienti con inverni più miti può svernare anche come femmina adulta priva di ali. Giunto il periodo primaverile, da fine marzo al germogliamento, riprende la sua attività.
Compaiono così le fondatrici che iniziano la loro attività sulle foglie e sui germogli. Le fondatrici originano due tipi di discendenti:

  • le forme attere che continuano a danneggiare la pianta sulla quale hanno svernato, in questo caso la Fillossera rimane stazionaria per tutto il ciclo annuale;
  • le forme alate che migrano, alla fine della primavera, su altri alberi, dove a loro volta originano alcune generazioni attere.

La Fillossera della quercia compie così un numero di generazioni variabili in funzione della specie attaccata e dell’ambiente climatico considerato. Generalmente sulla quercia ed alla nostra latitudine sviluppa 2-3 generazioni.

Il danno è provocato dalle forme adulte e dai giovani; il sintomo principale si evidenzia sulle foglie, con la comparsa di aree giallastre quasi subito necrotiche e di colore nocciola-brunastro.
Queste aree disseccano ed i tessuti necrotici si possono lacerare, lasciando le foglie più o meno bucherellate.
Spesso l'attacco, specialmente se intenso, provoca un parziale arrotolamento dei margini fogliari verso la pagina inferiore; inoltre, può provocare la necrosi anche di interi settori della foglia.
I germogli colpiti si atrofizzano, bloccano lo sviluppo e le giovani foglioline si accartocciano su se stesse.
Nel caso di gravi infestazioni si può avere defogliazione della pianta e comunque la perdita dei cimali, per atrofia dei germogli.

Il contenimento di questo insetto va condotto migliorando le condizioni agro ecologiche che favoriscono la presenza dei suoi nemici naturali che sono gli stessi degli altri afidi.
Soprattutto in campo urbano bisogna operare un arieggiamento delle chiome, la scelta di specie a foglia caduca insieme a specie a foglia persistente, la presenza di un arredo urbano che consenta le biocenosi dei suoi nemici naturali, quali siepi ed arbusti.
La lotta può essere condotta con l’uso di oli bianchi attivati anche con prodotti a base di sapone di Marsiglia o altri prodotti naturali, contro le forme svernanti con trattamenti a fine inverno.
Solo nei casi estremi si dovrebbe intervenire con aficidi specifici ed in questo caso viene attuata contro le prime forme primaverili, nel periodo del germogliamento.
In questa eventualità bisogna però valutare la posizione degli alberi, l’interferenza con gli insetti utili e con i nemici naturali della Fillossera della quercia ed, ovviamente e non ultimo, la presenza di persone durante il periodo dei trattamenti.

Ulteriore materiale divulgativo sulla Fillossera della Quercia è reperibile al seguente LINK.

Cliccando QUI è possibile scaricare un breve prontuario dei criteri di intervento e degli indirizzi di difesa.

 

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