Revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini - Comune di Nonantola

Notizie - Comune di Nonantola

Revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini

 

In occasione del Consiglio Comunale del 15 giugno 2022, è stata votata all’unanimità la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, che l’Amministrazione Comunale aveva conferito il 22 maggio 1924.

Pubblichiamo di seguito stralci dei verbali dell’epoca, conservati presso l’Archivio Storico del Comune di Nonantola, e l’intervento dell’Assessore Zoboli, con cui è stata presentata e motivata la proposta di revoca della cittadinanza.

 

Oggi proponiamo al Consiglio Comunale di revocare la cittadinanza onoraria attribuita dal Comune di Nonantola a Benito Mussolini, il 22 maggio 1924.
La cittadinanza onoraria è un titolo concesso per testimoniare la vicinanza e la riconoscenza di una comunità ad un individuo, per le sue azioni e per i valori che le hanno ispirate. Riteniamo che Benito Mussolini non risponda affatto a tali requisiti.
Un dittatore giunto al potere attraverso la violenza politica e al più spregiudicato opportunismo, che ha soppresso ogni libertà democratiche, che ha condotto l’Italia in un’avventura coloniale fatta di crimini di guerra e deportazione, poi nella guerra civile di Spagna a sostegno del golpe militare del Generale Franco; che ha promulgato, nel 1938 le leggi razziali; ed infine schierato l’Italia a fianco della Germania nazista in una guerra con esiti catastrofici.

Per questo, dopo una ricerca nei documenti d’archivio, che ha portato alla luce le deliberazioni del Consiglio Comunale dell’epoca, abbiamo scelto di aderire a questa campagna promossa da ANPI, come fatto negli ultimi mesi da vari Comuni vicini.

Ma veniamo ai documenti e ad una contestualizzazione storica dei provvedimenti assunti nel maggio 1924.
In Italia si sono appena svolte, il 6 aprile, elezioni politiche segnate dalla violenza, da brogli e da una legge elettorale, la nota Legge Acerbo, scritta apposta per favorire il conseguimento della maggioranza assoluta da parte del Partito Nazionale Fascista.
C’era stata, due anni prima, la Marcia su Roma (di cui ricorre il centenario quest’anno), il Re che non firma lo stato d’assedio e chiama il Duce, fino a quel momento a Milano, a formare il Governo, con la minaccia di fare del Parlamento “un bivacco di manipoli”.
Prima ancora, fin dalla fondazione dei Fasci di combattimento nel 1919, c’erano stati tre anni di violenza squadrista, iniziati con l’assalto alla redazione dell’Avanti, il quotidiano socialista. Violenza spesso a servizio della proprietà industriale e ancor più agricola, con particolare ferocia proprio nelle nostre terre, dove non si contano le spedizioni punitive delle milizie, paese per paese, contro le leghe di braccianti e le amministrazioni socialiste. Violenze che avvenivano spesso nella connivenza di ampie fette dello Stato liberale che miravano ad utilizzare il fascismo contro lo spauracchio socialista e gli scioperi del biennio rosso.

Ebbene, in quel clima, a seguito delle elezioni del 1924, su direttive nazionali, viene imposto ai Comuni di attribuire la cittadinanza onoraria a fini propagandistici.
Dunque, il 17 maggio 1924, la Giunta comunale guidata da Gino Friedmann, “convoca d’urgenza il Consiglio Comunale per il 22 corrente alle ore 18.30 in forma solenne per il voto di conferimento della cittadinanza onoraria a S.E. Benito Mussolini, Presidente del Consiglio dei Ministri”.
In Consiglio Comunale, Friedmann “ricorda al Consiglio che l'iniziativa del Comune di Roma di dare la cittadinanza onoraria a S.E. il Presidente del Consiglio ha suscitato l'unanime consenso della nazione e attirato molti grandi e piccoli Comuni a imitarla”. Prosegue poi, spiegando che “tale voto indica l'ammirazione e la riconoscenza verso chi regge la fortuna d'Italia e il consenso al suo programma di Italianità e grandezza nazionale”. Nell’intervento c’è poi spazio per ricordare l’incombente anniversario del 24 maggio 1915, data dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, a testimonianza di quanto viva fosse la retorica combattentistica: “è poi giusto che tale espressione di riconoscenza vada a lui nella ricorrenza del 24 maggio, perché i morti i feriti e invalidati hanno fatto grande l'Italia [...]”.
Il dibattito, pur unidirezionale, prosegue con l’intervento del Consigliere Serafini, che attribuisce a Mussolini “la restaurazione dei valori spirituali, morali e materiali della nazione [...]”.
Interviene anche l’assessore Zoboli, omonimo di quell’Eliseo, noto a tutti come “Cino”, che fu a sua volta assessore e che di lì a due anni si sarebbe rinchiuso nella Torre dei Modenesi, dove ora gli è dedicata una sala, in una protesta pacifica ma risoluta contro il regime, non uscendone fino alla morte nel 1940.
Il verbale dà poi conto della votazione in questi termini: “Dopo di ché il Presidente mette ai voti la proposta che i Consiglieri, in piedi, approvano all’unanimità per acclamazione, scoppiando in un applauso fragoroso”.
Viene infine data lettura del testo del telegramma che avrebbe comunicato a Sua Eccellenza il conferimento della cittadinanza, ratificato il 31 maggio 1924 dalla Giunta comunale.
Soltanto un giorno prima, in Parlamento, Giacomo Matteotti aveva denunciato le violenze ed i brogli della precedente tornata elettorale: il 10 giugno successivo sarebbe stato assassinato dai fascisti.  

Intendiamo chiudere questo intervento ribadendo che con questa revoca non intendiamo assolutamente cancellare la storia, né esimerci dal fare i conti con essa – cosa che in Italia risulta tuttora difficile
I documenti che con questo atto abbiamo avuto la possibilità di riscoprire rimangono e rimarranno una preziosa testimonianza storica, che ci porta a riflettere sul fatto che anche Nonantola, come l’Italia tutta, fu, almeno in parte, fascista, per convinzione, convenienza o forzatamente. La stessa Nonantola che vent’anni dopo avrebbe ruolo attivo nella Resistenza e dato vita al meraviglioso esempio di solidarietà di Villa Emma.
Non abbattiamo statue, dunque: questa pagina della nostra storia, per quanto drammatica, resta.
Semplicemente diciamo che, alla luce della storia, alla luce dei valori costituzionali e democratici che anche noi, come eletti, siamo chiamati a rappresentare, Benito Mussolini non merita alcuna onorificenza dal Comune di Nonantola.

Pubblicato il 
Aggiornato il